Mi immagino in un prato pieno di papaveri.....il vestito che indosso è di pizzo bianco, in testa una coroncina di fiori......cos'altro, altrimenti, per una che ama i fiori?
Giro vorticosamente cullata da una leggera brezza, e dalle note di Life with grace........
Ma quella non sono io. E' la mia anima, è una bambina dai capelli biondi e spettinati, felice di vivere, di essere viva, e ignara del futuro.
Lei è quella che io non sono più.
Il vortice è infinito, perchè la speranza nella vita è infinita....
Il rosso dei papaveri è lo schiaffo di vivere, il rosso colpisce il candore, il rosso è vita.....
Che odore hanno i papaveri?
Che profumo hanno i papaveri?
Hanno vita breve, come tutti i fiori.....
Prima o poi la brezza finisce, il vortice si ferma, i fiori chinano il capo, oppressi da un peso che li porterà presto a sfiorire, morire............Ma prima di morire hanno gettato un seme.......
E presto ricomincio a volteggiare.
AUTORE: Emanuela Sannipoli
I fiori parlano
per tutti gli amanti dei fiori
Una delle cose più affascinanti nei fiori è il loro meraviglioso riserbo.
Henry David Thoreau
domenica 11 ottobre 2015
lunedì 6 luglio 2015
La mia bougaenville
Mia madre era un fiore.....un fiore è sempre bello, qualche che sia il suo aspetto, il suo profumo, i suoi colori.
Mamma era un bellissimo fiore. Uno di quei fiori che si notano poco...il fiore della bougaenville, per esempio. Ecco sì, mamma era una bougaenville, dai fiori minuscoli, timidi, poco appariscenti. Non il tripudio di fucsia, non l'esplosione di colore, non il manto purpureo che si aggrappa disperato al muro in cerca del raggio di sole più luminoso, più caldo, più prepotente.
No, mia mamma era il lato oscuro di una bougaenvillae.
Mia madre era la bellezza che nessuno vede mai.
Era... le spine lunghe e appuntite che ti impediscono di sfiorarne la bellezza.
Era il giallo sbiadito del piccolo fiore stellato, oscurato dalle foglie grandi e colorate.
Era il legno appuntito dal quale sembra impossibile possano ergersi simili, meravigliosi, purpurei incanti della natura.
Dietro le spine, il colore, la ricerca del sole, della luce, della vita.
Addio mamma, non mi rassegno al tuo e al mio dolore, al tuo volto scavato, alle tue ultime parole. Sei tu la mia bougaenville, è per questo che nel nostro giardino non ne ho volute più. Mi basti tu.
Mamma era un bellissimo fiore. Uno di quei fiori che si notano poco...il fiore della bougaenville, per esempio. Ecco sì, mamma era una bougaenville, dai fiori minuscoli, timidi, poco appariscenti. Non il tripudio di fucsia, non l'esplosione di colore, non il manto purpureo che si aggrappa disperato al muro in cerca del raggio di sole più luminoso, più caldo, più prepotente.
No, mia mamma era il lato oscuro di una bougaenvillae.
Mia madre era la bellezza che nessuno vede mai.
Era... le spine lunghe e appuntite che ti impediscono di sfiorarne la bellezza.
Era il giallo sbiadito del piccolo fiore stellato, oscurato dalle foglie grandi e colorate.
Era il legno appuntito dal quale sembra impossibile possano ergersi simili, meravigliosi, purpurei incanti della natura.
Dietro le spine, il colore, la ricerca del sole, della luce, della vita.
Addio mamma, non mi rassegno al tuo e al mio dolore, al tuo volto scavato, alle tue ultime parole. Sei tu la mia bougaenville, è per questo che nel nostro giardino non ne ho volute più. Mi basti tu.
Mi manchi , mamma.
Da quando non ci sei
Questa parola, “mamma”
non mi appartiene più.
Non posso pronunciarla, chiamarla, dirla,
non posso gridarla, sbuffarla, cantarla, o sussurrarla,
non posso imprecarla.
“Mamma”
Non posso farci niente con questa parola,
mamma,
fa troppo male, dà troppo dolore.
Te ne sei andata,
mamma, e mi hai reso muta per sempre.
AUTORE: Emanuela Sannipoli
domenica 21 giugno 2015
IL CILIEGIO - SAKURA
Chi dice ciliegio, dice Giappone. Ed è del tutto naturale. Perchè in Giappone, il ciliegio è sovrano indisturbato nella natura di quei meravigliosi luoghi.
Se pensiamo all'Hanami, meglio detta anche la Notte del ciliegio, ossia il rito con il quale il popolo giapponese rende omaggio a questo meraviglioso fiore, riusciamo a comprendere l'amore e il rispetto che gli orientali nutrono per lui.
Aprile è il mese nel quale il ciliegio sceglie di pavoneggiarsi esplodendo nel rosa dei suoi fiori e lasciando scie profumate nell'aria, che ricordano il miele delle nostre api.
Aprile è il mese della rinascita, della primavera, dei colori e dei profumi, è il mese anche di chi non ha voglia di svegliarsi dal letargo e si vede, invece, costretto a farlo.
Non è certo soltanto il ciliegio, tra i tanti fiori che Natura ci ha dato, che ci obbliga ad aprire le finestre e far entrare nelle nostre case la primavera, ma qui è di lui che stiamo parlando.
Induce, questo osservare, a riflettere profondamente sul significato stesso della nostra esistenza, così intensa (il colore e il profumo) eppure così breve (la caduta al suolo del fiore che, abbandonando per sempre il suo ramo, lievemente eppur velocemente si stacca, fluttua nell'aria, e si riconcilia con il terreno che lo ha precedentemente generato).
Così come l'essere umano si riconcilia, alla fine del suo ciclo vitale, alla natura stessa che lo ha concepito.
L'amore del Giappone per questi fiori è stato, nel tempo, assorbito anche da noi occidentali, e persino dagli statunitensi, tanto che non è raro trovare decori e stucchi che li rappresentano, nei più bei palazzi in stile della vecchia Europa .
Quello dei Giapponesi è un popolo paziente, sempre alla ricerca della pace interiore, della meditazione, e con una grande cultura del giardino, che amano esprimere nell'essenzialità e nella purezza delle forme e dello stile.
Per questo, non dobbiamo pensare all'Hanami come a una pausa di riflessione che conduca alla tristezza, ma, al contrario, a una vera e propria festa della rinascita.
Il ciliegio porta fortuna: si crede sia legato a buon auspicio e prosperità, per questo lo si associa alla raccolta del riso, anch'esso segno di abbondanza.
Numerose sono le varietà di ciliegio, le più semplici con fiori a cinque petali, legate simbolicamente al Buddismo, e le più variegate, con fiori doppi e molto appariscenti.
I cinque petali sono rappresentativi dei cinque orienti (o punti cardinali) nonchè delle cinque sezioni del dio del fuoco, dalle quali nacque la montagna Oyamatsumi.
Vediamo, quindi, che dietro al semplice petalo color confetto c'è molto di più che un fiore: c'è la filosofia di un popolo antichissimo, c'è la sua origine, la sua storia, la sua cultura, i suoi convincimenti, la sua mitologia, c'è il guerriero......ebbene si.
Lo stesso coraggio che ha il fiore di staccarsi e morire al suolo, deve averlo il combattente nel momento del confronto.
Il Samurai ha un destino, che si è scelto da solo e che deve mantenere in gloria: egli dovrà essere forte tanto da saper lasciare la materialità della sua esistenza, così come l'impavido fiore, e consacrarsi con la massima dedizione a ciò per il quale egli esiste.
Non solo gli antichi guerrieri ma anche i Kamikaze amavano farsi rappresentare dal fiore di ciliegio, con la stessa logica e intenzione dei Samurai del tempo antico.
Cerchiamo, noi, oggi, di pensare al ciliegio come al fiore della rinascita in senso positivo, ossia poco legato ad armi e battaglie ma, piuttosto, a un rinnovato spirito di sopravvivenza.
Facciamo come gli studenti giapponesi: essi attendono l'Hanami, in virtù del fatto che le scuole finiranno in primavera e loro potranno correre felici, calpestando un tappeto rosa e profumato, per lasciare dietro di loro un anno di studi e riconciliarsi con la frivolezza della loro età.
Autore: Emanuela Sannipoli
domenica 1 dicembre 2013
IL BIANCOSPINO - La pianta delle fate
Biancospino...già solo il nome evoca purezza, forza e bellezza...Purezza perchè bianco è il colore del candore e della innocenza. Spino, simbolo di forza, difesa e attacco allo stesso tempo. Bellezza, perchè il suo aspetto è davvero stupendo. E oltretutto la sua stessa etimologia richiama a quanto ho appena detto.
Kratos è la forza, Oxus è acuminato, e Anthos è il fiore. I suoi fiori decidono di aprirsi al sole di maggio, rilasciando un aroma delicato e impercettibile, mentre i frutti ci donano il loro rossore ai primi venti dell'autunno.
Questa pianta non solo è selvaggiamente bella, ma ha anche poteri curativi. Fa dilatare i vasi sanguigni affaticati dai ritmi moderni, rilassa la nostra mente, allontana la tensione. Utilizziamolo, quindi, per le nostre tisane rilassanti. Ci darà sollievo al corpo e alla mente. In erboristeria potremo trovare olii essenziali, tinture, tisane e altri prodotti a base di biancospino che ci aiuteranno ad allentare la tensione. Le sostanze in esso contenute sono tante e tutte molto preziose, come il potassio, ad esempio.
Gli antichi Romani credevano che potesse allontanare gli spiriti del male, proprio per le sue spine, e veniva per questo utilizzato nei riti religiosi in segno di protezione per sposi e nascituri. La Ninfa Carna era ritratta sempre in compagnia di un ramo di biancospino, proprio per allontanare spiriti maligni e brutti influssi sui sogni dei piccoli. Venivano legati ramoscelli di biancospino attorno alle culle dei neonati, per scongiurare brutti pensieri. Laddove c'era un biancospino, si credeva che si incontrassero fate e spiriti buoni.
A Maggio, mese di castità per i romani e la loro dea Maya, non si celebravano matrimoni: se ciò accadeva, venivano arsi rami di biancospino per scacciare i sortilegi della dea offesa e placare le sue ire.
Anche i greci usavano decorare gli altari nuziali con rami di biancospino, in segno propiziatorio. Come capirete, è quindi la fertilità e la speranza il segno lasciato dalla nostra amata pianta.
Anche nella cristianità si trovano tracce di questo arbusto; Giuseppe di Arimatea vide il suo bastone trasformarsi in biancospino quando lo piantò in terra. Questo avvenne dopo che Giuseppe seppellì il corpo di Cristo...e fu lì, dove nacque il biancospino, che Giuseppe fondò la prima chiesa.
E nel piccolo paesino umbro dove è nato mio papà, si racconta di una apparizione della Vergine Maria in un punto in cui ogni anno, a Natale, sbocciano incredibilmente i fiori del biancospino che, per sua natura, non fiorisce prima della primavera.
Anche per questo motivo è legato alla speranza, e il Natale è l'occasione giusta per donare bacche di biancospino.
La sua rusticità e adattabilità gli consente di crescere anche in terreni pietrosi e aridi e, sebbene sia un arbusto dalle dimensioni contenute, può esplodere e raggiungere svariati metri di altezza. Ed è attaccato alla vita...sicuramente vivrà qualche anno in più dei nostri!
Non raccogliete il biancospino: una vecchia leggenda narra che chi lo fa raccoglie su di sè sventura e malasorte. Fate, quindi, sempre in modo che qualcuno ve lo doni in segno di amore e di speranza.
domenica 17 novembre 2013
IN ATTESA DEL LAGHETTO(IN STAND BY) QUALCHE FOTO DEL GIARDINO
I frutti rossi sono nati da soli, qualcuno mi ha spiegato che i merli portano i semi (in effetti sono nati sotto alla magnolia, dove alloggiano i merli)...credo siano lamponi, e il sapore è prelibato....
Spero la visione vi sia piaciuta. In attesa del piccolo stagno, fermo a causa della brutta stagione, riprenderemo in primavera!
Autore: Emanuela Sannipoli
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