Una delle cose più affascinanti nei fiori è il loro meraviglioso riserbo.

Henry David Thoreau

domenica 21 ottobre 2012

AGAPANTO: LA PIANTA DELL'AMORE


In quella che era la casa dei miei genitori, prima della loro scomparsa, c’erano tanti, ma tanti agapanto…o agapanthus, se più vi piace.
Un fiore meraviglioso, una pianta esuberante, dai colori freddi , i colori tipici dei fiori che amano l’ombra…invece l’agapanto è pianta del sole, della luce, del calore.
Dell’amore, come richiama il suo antico nome.
La sua etimologia ci riporta all’amore…deriva dal  greco “agape” (amore) e “anthos”(fiore)…
Quando mia mamma venne ad abitare accanto alla mia casa, si portò dietro un agapanto che una vicina aveva dimenticato in un vaso….era più morto che vivo…bastò un poco di acqua e lui tornò a splendere come era giusto che fosse.
Si impadronì pian piano del giardino della mamma, fino a riempire intere bordure. 
Finchè non decisi anche io di piantarne un po’ nel mio giardino…quell'agapanto divenne anche il mio, e il suo tripudio di blu mi fa compagnia a ogni esplosione di fioritura estiva… E mi piace pensare che se agapanto significa amore, la mia casa è piena di amore….

Quella casa, invece, dove vissero i miei, non c’è più…qualcuno l’ha comprata e trasformata….Ora non è più la mia, e non posso dimenticarla o ricordarla come era, perché è accanto alla mia casa….ne sento i rumori, che non sono i rumori di mamma e papà, ne sento le voci, anch’esse estranee, e ne vedo le luci, disposte diversamente da come sono fissate nei miei ricordi….anche i profumi sono diversi, se mai ci sono.
E gli agapanto, da oggi non ci sono più…Da oggi, se mi affaccio al balcone, non vedo più quei ciuffi simpatici e buffi che circondavano l’entrata della casa dei miei genitori. Mi fa pensare alla fine di un amore. Se non c’è più il fiore dell’amore, non c’è più l’amore…..
Nel linguaggio dei fiori, agapanto sta a simboleggiare la unione sociale….i nuovi proprietari  mi tolgono un ricordo di mia madre, allontanandomi ancora di più da quel che si dice “buon vicinato”…
L’agapanto è pianta perenne. Non muore. Nemmeno il freddo la uccide, anche se la fa scomparire per qualche mese….ma l’agapanto, ai primi tepori, riemerge dal terreno, imperturbabile e pronta a sfidare la nuova stagione in arrivo, a rinverdire l’aiuola che la ospita, preparando la sua esplosione di fiori….fiori sferici, enormi e bellissimi, regno incontrastato di insetti laboriosi.

 Blu o bianchi o viola, i suoi fiori sono tutti straordinari….spiccano sugli altri non soltanto per la loro statura, quanto per la loro eleganza e robustezza, proprio come gli amori più grandi, quelli che ci piace immaginare eterni….quelli che, come le foglie nastriformi e avvolgenti che caratterizzano questa meravigliosa bulbosa,  abbracciano l’esistenza delle persone più fortunate.

Un agapanto non muore nemmeno se privo di acqua. 
Alla fine, la sua origine è sudafricana.
Poche gocce, e lui riprende vita.
Né muore per il troppo freddo, perché  non facciamo in tempo a rammaricarci della sua scomparsa, che è subito pronto a nuovi germogli con i primi tepori.

Ma nulla può contro uno zappettino che, insidioso e violento, estirpa le radici dell’amore.
Una casa priva di agapanto è una casa priva di amore.
Nel suo paese d’origine è quasi pianta sacra, molto usata nelle chiese e nei festeggiamenti del Natale. Si ritiene che porti fortuna, amore, prosperità.
Perciò non esitiamo un istante. Ospitiamolo nella nostra casa, nel nostro giardino, nel nostro terrazzo, nel nostro piccolo balconcino di città.
Lasciamoci conquistare  gli sguardi  e il cuore. Innamoriamoci di lui così come, da adolescenti, eravamo innamorati dell’amore.
Ci regalerà decenni di fioriture e di azzurra compagnia. E amore.

 Autore: Emanuela Sannipoli



lunedì 1 ottobre 2012

VIOLETTA



La magica freddezza del suo colore evoca fantasmi e iatture che gli istrioni dei teatri  temono.
Ma la sua forma romantica e il suo soave profumo richiamano timidezza e riservatezza. Non sfacciata nel colore, non sfacciata nelle forme, né nelle dimensioni, la violetta è fedele a sé stessa…ritroviamo nella sua forma a cuore i colori dell’alba e i profumi di Parma…Fiore del quale non poteva fare a meno la duchessa  Maria Luigia , è simbolo stesso della città ducale e con la stessa Parma ha uno storico legame.
A tal punto lei amava questo fiore, che se ne circondò completamente, fino a preferire il suo colore per sé stessa e  i suoi servitori. E fu lei a volere quel profumo esclusivo di cui oggi tutti godiamo.
In Francia i suoi fiori vengono canditi, ed ecco il risultato...
così bello e fragile da sembrare surreale.

Tanto è timida nelle fattezze, quanto poco lo è nella riproduzione. Essa si riproduce in modo ambivalente, sia sessualmente che vegetativamente, e per questo è facile che tappezzi velocemente lo spazio che la circonda.
le mie violette
Non ama particolarmente il sole. La sua timidezza non le permetterebbe di reclamare i raggi del sole, e quindi ne gode soavemente, sotto le fronde di un cespuglio, sotto una legnosa foglia di magnolia, ai piedi di una quercia, ai bordi di qualche aiuola, tra le pietre di un giardino roccioso…

Qualche signora, che segue la moda, la preferisce coloratissima e un po’ esagerata nelle forme, e per questo nei vivai ne troviamo anche dei colori del fuoco e della ruggine, dai petali un po’ sfrontati, dalle foglie carnose….

Ma la violetta è quel che è. Chi la ama davvero la preferisce selvaggia e scostante, nascosta sotto qualche foglia di bosco, dai piccoli fiori delicati e dalle foglioline minute, che rasentano, nella loro rotondità, la perfezione del cerchio di  Giotto….
 Foglie rotonde che fanno da letto alla rugiada del mattino…

Quando ero piccola mia mamma mi comperò una bambolina che profumava intensamente, così intensamente di violetta, che ancora oggi ricordo quel profumo come fosse ieri.
La bambolina era minuta, quasi invisibile, tutta viola…e oggi, anche se ha perduto la brillantezza di quei colori e la scia di quel profumo, ancora la conservo in una scatolina, un po’ ingrigita dal tempo ma sempre la mia preferita…

Se ci capita di passeggiare in un bosco e di intravedere un puntolino viola o bianco, inchiniamoci a sbirciare, accarezziamo, se vogliamo, odoriamo, se possiamo, e ammiriamone gli algidi colori,  ma non strappiamo dal terreno la piccolina….consideriamola il portafortuna del nostro cammino, e lasciamo alle nostre spalle questo piccolo, meraviglioso miracolo della natura.




Autore: Emanuela Sannipoli